Spesso mi chiedono che cosa fare in caso di dialoghi bloccati. È una richiesta comprensibile che denota la buona volontà di sottrarsi al blocco. In quella richiesta c’è già un po’ di soluzione, poiché riconoscere il problema è il primo passo per risolverlo. Noto però che la gente si attende di ricevere la “tecnica giusta”, come se esistesse una formula magica per sbloccare qualsiasi conversazione. Ma la realtà è molto più sfumata.
La comunicazione è quanto di più individuale esista, dal momento che permette alla nostra individualità di manifestarsi in tutta la sua complessità. Ogni persona ha il proprio stile comunicativo, plasmato dalle esperienze, dalla cultura, dalle emozioni e dal proprio vissuto. Quando comunichiamo, mettiamo in gioco tutto questo bagaglio personale, rendendo ogni interazione unica e irripetibile.
La speranza di ottenere una tecnica risolutrice è un po’ come cercare il vestito perfetto che stia bene a tutti. Proprio come nell’ambito della moda, dove ciò che valorizza una persona può non adattarsi a un’altra, anche nella comunicazione non esistono soluzioni universali. Ogni situazione richiede un approccio personalizzato e autentico.
Questo non significa che non possa esistere una soluzione immediata. Un esempio particolarmente efficace è illustrato nel libro “Getting to Yes: Negotiating Agreement Without Giving In” di Roger Fisher e William Ury. Questo testo introduce il concetto di “negoziazione basata sugli interessi”, che si distacca dalle posizioni statiche per concentrarsi sugli interessi sottostanti. Uno dei principi delineati dagli autori è il “Concentrarsi sugli interessi, non sulle posizioni”. Si tratta di uno step fondamentale per superare i dialoghi bloccati e per raggiungere una comunicazione efficace e costruttiva. Vediamo nel dettaglio: in una conversazione, le “posizioni” rappresentano ciò che le persone dicono di volere. Queste posizioni possono essere viste come la punta dell’iceberg, sotto la quale si nascondono gli “interessi”, ovvero i bisogni, desideri, paure, aspettative e preoccupazioni che motivano le posizioni espresse. Concentrarsi sulle posizioni può portare a impasse, perché spesso sono incompatibili tra loro e orientate alla vittoria di una parte a discapito dell’altra.
Per applicare il principio di concentrarsi sugli interessi, è utile seguire alcuni passaggi:
1. Ascoltare attivamente significa prestare attenzione non solo a ciò che viene detto, ma anche al modo in cui viene detto, ai sentimenti e alle emozioni che traspaiono. Questo tipo di ascolto permette di cogliere gli interessi nascosti dietro le posizioni dichiarate.
2. Fare domande che indagano più a fondo le ragioni di una determinata posizione può aiutare a rivelare gli interessi sottostanti. Domande come “Cosa ti porta a desiderare questo risultato?” o “Quali sono le tue preoccupazioni principali in questa situazione?” aprono lo spazio per una comprensione più profonda.
3. Riconoscere e validare gli interessi dell’altra parte, anche quando non si è d’accordo con la posizione espressa, può abbattere le barriere e costruire fiducia. Dimostrare che si comprendono e si rispettano le preoccupazioni altrui crea un ambiente più collaborativo.
Se, però, vogliamo dirla tutta, dobbiamo riconoscere che le tecniche non bastano. Se vogliamo veramente evitare di trovarci in dialoghi bloccati dobbiamo fare un percorso che scopra le radici delle comunicazioni fallite. Questo significa esplorare i nostri pattern comunicativi, riconoscere i nostri trigger emotivi, comprendere le nostre paure e resistenze nel comunicare con gli altri. È un lavoro profondo su noi stessi che richiede tempo e pazienza, ma che può portare a un reale miglioramento delle nostre capacità comunicative. Solo così possiamo sviluppare quella flessibilità e consapevolezza necessarie per gestire le situazioni di blocco quando si presentano.

Ho approfondito questo tema nel mio libro ‘La spina della carne’, dove esploro come proprio quelle che sembrano le nostre debolezze – le nostre spine – possono trasformarsi in chiavi preziose per comprendere noi stessi e gli altri. Perché spesso è proprio attraverso le nostre fragilità che riusciamo a entrare in autentica connessione con l’altro.
Non esistono formule magiche per sbloccare il dialogo. La comunicazione è come un vestito: ciò che sta bene a uno può non adattarsi a un altro.
Tweet
