
“Ti esorto a volare a un livello medio per evitare che l’acqua appesantisca le ali, se tu volerai più in basso, o che il sole le bruci, se andrai più in alto”. Sono le parole rivolte da Dedalo al figlio Icaro, nell’omonimo mito, raccontato nelle Metamorfosi di Ovidio.
La storia è arcinota: Dedalo ed Icaro sono imprigionati per aver disobbedito a Minosse, re di Creta. In prigione, Dedalo inizia a costruire delle ali, per fuggire. Prima di spiccare il volo, il padre consiglia al figlio di non volare troppo in alto o troppo in basso. Icaro, però, preso dall’ebbrezza del volo, si avvicina troppo al sole…
La nostra cultura ha fatto discendere da questa vicenda l’insegnamento per cui è bene non volare troppo alto o, fuor di metafora, non avere ambizioni eccessive. In questo modo, però, si tiene conto solo della prima parte del mito, trascurando di trarre una lezione dall’avvertimento di Dedalo di non volare troppo basso. Considerato nella sua interezza, dunque, il mito di Icaro coincide con l’ammonimento che nella vita non bisogna strafare, ma anche non sottostimare le proprie aspettative.
L’individuazione della misura giusta scaturisce dalla rinuncia alla comfort zone, quell’atmosfera di pigrizia e comodità che spesso ci impedisce di guardare bene in noi stessi, per riconoscere desideri, aspirazioni e bisogni.
Ho la sensazione che, a volte, volare troppo in alto o troppo in basso rappresenti un ottimo alibi per imputare agli altri, invece che a se stessi, i propri fallimenti. In genere, in questi casi, la cosa che viene più semplice è lamentarsi perché gli altri non sono stati in grado di capirci. In realtà, prima ancora di preoccuparci degli altri, dovremmo chiederci se siamo veramente in grado di prestare ascolto a noi stessi.
Il tesoro nascosto: unicità ed indipendenza
Si immagini di dover estrarre un tesoro nascosto in un pozzo. Non sembra una operazione semplice, non è vero? È un po’ quello che succede quando dobbiamo trarre fuori da noi stessi il nostro potenziale. Costanza, caparbietà, ma anche capacità di ascoltare e mettere a frutto i consigli rappresentano la via per aver successo e per realizzare qualcosa di nuovo ed inedito. È questo, il punto: indipendentemente da quale sia la nostra attività, ciò che conta se vogliamo lasciare un’impronta di noi stessi, è di non ripetere quanto esiste già. Ciò che creiamo, il frutto della nostra attività, deve essere unico come noi siamo unici.
Perché ciò accada, occorre sviluppare obiettivi chiari in grado di riflettere le nostre vere passioni. Una volta che risulti chiaro ciò che si vuole, infatti, è molto più semplice perseverare per ottenerlo. Un fattore da tener presente, a questo proposito, è l’indipendenza. Essere indipendenti significa imparare ad agire senza una motivazione esterna a noi stessi.
Chiediamoci: quanto il perseguimento dei nostri obiettivi dipende dalla approvazione degli altri? Se teniamo veramente a sviluppare le nostre passioni, il riconoscimento degli altri è una variabile secondaria e sicuramente non determinante.

Il personale diritto alla kriptonite
Credo che la misura giusta tra il volare troppo in alto o troppo in basso implichi un atteggiamento specifico nei confronti dei propri limiti. Tra l’ignorarli e l’esserne sopraffatti, bisognerebbe optare per la consapevolezza che averli non è una prerogativa dei supereroi. Ognuno di noi ha la sua kriptonite, un punto debole specifico di cui avere coscienza.
In genere, relazionarsi correttamente ai propri limiti significa anche saper fronteggiare le critiche che ci sono rivolte.
Criticare è estremamente difficile, se fatto seriamente. Ed invece, spesso le critiche sono un modo per realizzare un regolamento di conti o per togliersi i sassolini dalle scarpe. Questo genere di critiche va riconosciuto e, possibilmente, rispedito al mittente. Nessuno, infatti, ha il diritto di intimorirci, quando si tratta di esprimere il nostro potenziale.
Ricevere una critica demolitrice non fa piacere e può innestare reazioni negative, distogliendoci dal perseguimento dei nostri obiettivi. Per evitare che ciò accada, è bene tornare al proprio centro di gravità, cioè quell’insieme di valori, persone, fatti che consideriamo irrinunciabili per la nostra stessa attività.
Sì, a volte, può essere utile fare un passo indietro rispetto alla responsività assoluta, l’essere sempre in prima linea. Può essere utile interrompere la corrente continua che ci lega al mondo. Non è facile, dato che siamo talmente immersi nelle cose che fare un passo indietro sembra impossibile. Consola, tuttavia, la constatazione che è sufficiente isolarsi anche solo per qualche ora per ritrovare un minimo di equilibrio e serenità.
Ripensare alla vicenda di Icaro è dunque un modo per ricordare che realizzare il proprio potenziale non è il frutto degli eccessi, ma piuttosto di una via media tra le proprie aspirazioni. Riconoscerle veramente richiede la calma e la libertà di leggersi dentro, lontani dallo stordimento attivistico. Non è facile, ma è davvero tutto nelle nostre mani.