Le nostre relazioni interpersonali presentano a volte tratti di opacità.
A differenza delle acque trasparenti di un lago che lasciano vedere in profondità, esse non consentono alcun varco.
Sprofondati nell’irrelazione, le nostre intenzioni non riescono a giungere al cuore dell’altro, né noi stessi diveniamo permeabili a visitazioni che non confermino il dato, già acquisito.
L’inconsapevole clausura – dove la solitudine confina con la disperazione – richiederebbe chiarimenti ed aperture in grado di attraversare ogni coltre, densa di resistenze.
E invece, incapaci di effrazione dei nostri fortini interiori, ci distendiamo in ordinarie infelicità in cui ogni prossimità è solo apparente.
“Il peggior modo di sentire la mancanza di qualcosa è esserci seduto accanto e sapere che non la avrai mai” (Gabriel García Márquez).