Comunicazione e premura

1. Quando si parla di comunicazione, uno degli errori da evitare è di pensare che lo scambio comunicativo si svolga fuori dal tempo e dallo spazio. In genere, cadono in quest’errore le descrizioni impersonali dei processi comunicativi, che astraggono dal contesto effettivo in cui la comunicazione si eventua. Le descrizioni impersonali sono indubbiamente utili, soprattutto quando lucidamente mettono in evidenza quegli elementi che poi sta a ciascuno di noi tradurre in pratica. Una tale opera di adattamento ai contesti va costantemente tenuta presente e non dovrebbe essere considerata un’aggiunta, proprio perché è parte integrante dei processi.

Nell’Etica nicomachea Aristotele scrive una cosa del genere, osservando che sapere che le carni leggere sono salubri serve a ben poco se non si sa quali sono le carni leggere. Allo stesso modo, conoscere i segreti della comunicazione in genere (ammesso che esistano), serve a ben poco se non si riesce a configurarli per la pratica.

Questo tenere più alle teorie e meno alla pratica è una tentazione piuttosto frequente, così come frequente è l’esatto contrario, cioè “bivaccare nelle pratiche”, passarle in rassegna, senza fare il salto verso la teoria che è l’unico approdo in grado di tutelarci dai particolarismi.

 

2. Fatta questa premessa, che cosa significa considerare la comunicazione in pratica? Si tratta di una domanda, per così dire, inclusiva, che invita ciascuno a tentare una risposta. Proprio tale domanda, rinvia ad altre possibili interrogazioni. In che modo io mi pongo di fronte all’altro nell’atto di comunicare? Presto attenzione alle persone? Sì? In che modo? Quanto tempo dedico, di solito, all’ascolto dell’altro?

Ecco, mi sembra che parlare di comunicazione in pratica significhi principalmente essere premurosi nei confronti dell’altro che con noi è implicato nello scambio comunicativo. La premura indica una disposizione molto concreta. Già nella sua etimologia, essa rinvia allo stringere (qualcuno) per tenerlo vicino al cuore.

Bella immagine, non è vero?

La comunicazione in pratica, traguardata tramite la lente della premura, ci mette con le spalle al muro, perché ci fa capire quanto, a volte, siamo lontani dall’essere attenti, (premurosi, appunto) nei confronti di coloro che con noi comunicano.

Spesso – ammettiamolo – degli altri ci importa veramente poco. Non c’è tempo, ci sono cose da fare, messaggi da trasmettere o recepire.

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3. Comunicare con un occhio alla pratica significa considerare l’altro nei contesti. L’altro non solo e non tanto come entità, ma come carne, come pelle, come intreccio di storie concrete. È nei confronti di questa dimensione del reale – l’altro in carne ed ossa – che occorre essere premurosi.

In tal senso, vorrei suggerire una strategia in tre momenti.

In primo luogo, suggerisco di immaginare che gli altri possano aver avuto una giornata difficile. Essere pazienti, permettendo loro di esprimere le proprie lamentale, di raccontarsi, non è una perdita di tempo, né una pia virtù per vecchine. È il modo concreto di esprimere attenzione nei confronti dell’altro.

In secondo luogo, inviterei a non lasciar cadere le conversazioni. In genere, siccome il tempo per una conversazione tranquilla non c’è mai, ci siamo abituati all’idea che comunicare sia scambiarsi frammenti di discorsi, continuamente interrotti dai messaggi sul telefono o da altri interlocutori che piombano nel nostro conversare, aggiungendo, a loro volta, frammenti di discorso. La premura nei confronti degli altri suggerisce di non interrompere i lororacconti. Per cogliere la rilevanza di questo aspetto, proviamo ad immaginarci al posto di chi viene continuamente interrotto senza che ad alcuno dei presenti interessi realmente.  Come ci sentiremmo?

In terzo luogo, inviterei a fare attenzione al non detto. Una comunicazione autentica è anche fatta di spazi che non occorre necessariamente riempire di parole. A volte, il rispetto per gli altri passa anche da tali vuoti, pieni di senso.

Ecco, dunque, tre modi di essere premurosi. Non a caso parlo di “essere” premurosi e non di “mostrarsi” premurosi. È importante, infatti, lo spirito con cui si compie questo gesto. Accanto alla premura autentica, c’è anche una premura pelosa, che è soltanto l’altra faccia di un egoismo mediante cui, riconducendo gli altri a se stessi, si fa dell’attenzione all’altro un escamotage per asservirlo meglio.

Per questo, è bene forse ricordare Erich Fromm per il quale la premura è  – insieme alla responsabilità, al rispetto e alla conoscenza – uno dei tratti costanti in tutte le forme di amore.

 

Un pensiero su “Comunicazione e premura

  1. sì, grazie, devo rivedermi. essere vigile su me tenendo bene a mente che il rispetto dell’altro, nella comunicazione, a volte passa proprio attaverso il vuoto, nell’assenza di parole.
    silenzi eloquenti e silenzi che fanno spazio all’ascolto. essere premura. spero

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