La logica del pasticciotto: abitudini e cambiamento

Che si tratti di smettere di fumare o solo di rispettare una dieta, spesso e nonostante le migliori intenzioni, è veramente difficile introdurre un cambiamento nella nostra vita. Perché?

Le abitudini

Recenti ricerche mostrano come il livello di incidenza delle abitudini sulle nostre azioni quotidiane raggiunga quasi il 40 per cento. Ricorrere alle abitudini, vere e proprie azioni ripetute, è uno dei modi mediante cui il nostro cervello cerca di risparmiare “energia”. Già, ma com’è fatta un’abitudine?

In genere, un’abitudine può essere suddivisa in tre momenti:

  • Lo stimolo. Percepiamo uno stimolo esterno come, per esempio, la sveglia che suona. Questo crea un picco nella nostra attenzione in seguito al quale il nostro cervello determina se vi sia una prestabilita abitudine per affrontare la sollecitazione ricevuta;
  • La routine. In seguito al suono della sveglia, dunque, ci alziamo e andiamo in bagno. Agiamo come se avessimo il pilota automatico;
  • La ricompensa. Dopo aver eseguito i primi due momenti dell’abitudine, avvertiamo dentro di noi la gratificazione per il completamento dell’attività in cui eravamo impegnati.

Ciò che rende appetibile e non noiosa la ripetizione di una abitudine è l’aspettativa nei confronti della ricompensa.

Il cambiamento delle abitudini

Se le abitudini incidono così significativamente sulle nostre azioni, in che modo possiamo introdurre un cambiamento nella nostra vita? Il cambiamento, infatti, se è veramente tale, introduce una situazione non ancora programmata.

Immaginiamo il seguente scenario. Alfredo, ogni giorno, uscendo dall’ufficio, passa dal bar per comprare un pasticciotto, il tipico dolce leccese. È una dolce abitudine, una specie di premio che ama concedersi, dopo una giornata di lavoro. Qualche mese prima delle vacanze estive, però, Alfredo si rende conto di essere in sovrappeso e decide di rinunciare alla logica del pasticciotto. Domandona: come si sentirà Alfredo, il primo giorno, quando uscendo dall’ufficio, passerà vicino al bar senza entrarvi? Mettiamola così: Alfredo come minimo non sarà felice…

È proprio così, abbandonare un’abitudine è arduo, perché è difficile gestire l’aspettativa della ricompensa, quella particolare gratificazione che mi aspetto di ricevere dopo che ho diligentemente portato a termine un compito.

Ignorare l’aspettativa, fare finta che non esista, è un errore. Si tratta, piuttosto, di sostituirla con qualcos’altro. L’aspettativa, dunque, va re-indirizzata. Introdurre un cambiamento è possibile, se si interviene sul secondo momento di una abitudine, la routine. Occorre, allora, preservare sia lo stimolo che la ricompensa, modificando la routine.

Se voglio smettere di fumare, la mia azione avrà più possibilità di successo se non ignoro sia il bisogno di fumare (stimolo) sia la gratificazione (ricompensa) che ricavo dopo aver fumato. Devo “solo” sostituire il gesto dell’accensione della sigaretta con qualcos’altro di meno dannoso per la mia salute.

Il cambiamento è il processo col quale il futuro invade le nostre vite. Alvin Toffler

La forza di volontà

Quale ruolo ha la volontà nel modificare una abitudine?

Uno studio – moderatamente crudele, in verità – dell’Università di Stanford ha mostrato che i bambini di quattro anni con una maggiore forza di volontà (come dimostrato dalla loro abilità di resistere alla tentazione di mangiare un gustoso marshmallow) hanno, in modo continuo, nella loro vita professionale da adulti ottenuto risultati più significativi rispetto ai loro coetanei meno determinati.  L’esperimento ha indicato con buona approssimazione che la forza di volontà, messa a punto in un determinato ambito, è transitiva, può cioè essere estesa ad altri aspetti della vita.

La nostra esperienza, tuttavia, ci dice anche un’altra cosa: la forza di volontà è incostante. Alcuni giorni andare in palestra non è un problema, mentre in altri alzarsi dal divano è praticamente impossibile. Perché?

In effetti, la forza di volontà è stata paragonata ad un muscolo che, in seguito ad un esercizio, può logorarsi. Se in ufficio, per tutta la giornata, sono stato concentrato su un foglio di calcolo, è naturale che potrei non avere sufficiente forza di volontà quando torno a casa. Per fortuna, questo processo presenta anche un altro risvolto: se mi impegno in abitudini che richiedono una certa risoluzione – per esempio, rispettare una dieta ferrea – il guadagno, derivante dalla costanza della mia stessa determinazione, può essere speso anche in altri ambiti. È vero, allora, che la forza di volontà può logorarsi, ma è anche vero che essa cresce con l’esercizio.

Il controllo dei consumi

Il ruolo delle abitudini è così importante che sulla loro dinamica sono basate molte strategie utilizzate nel commercio. Per esempio, siccome è un dato acquisito che molte persone girino a destra quando entrano in uno store, proprio per questo i negozianti collocano i prodotti più remunerativi sul lato destro rispetto all’entrata. Ci avevate mai fatto caso?

Lo sfruttamento delle abitudini può raggiungere livelli più raffinati e tendenzialmente pericolosi. Si consideri il caso di Target, la società che aiuta le grandi catene di store statunitensi ad analizzare i dati di acquisto dei clienti.

Traendo vantaggio dai dati sui consumi individuali, raccolti tramite le tessere-fedeltà, è stato possibile predire il comportamento dei consumatori. Non è incredibile? Proprio così: incrociando i dati di milioni di consumatori,  è stato notato come, in corrispondenza di particolari eventi che possono accadere nella vita di una persona, i comportamenti di acquisto si modifichino. Per esempio, se una donna ha il sospetto di essere in cinta, è presumibile che inizierà a far uso di determinate vitamine. Controllando le eccezioni alle abitudini di acquisto di una determinata categoria di consumatori, è così possibile conoscere in anticipo quali eventi si stanno verificando nella loro vita, facendo pervenire materiali pubblicitari adatti alla loro condizione (per esempio, un buono sconto sui pannolini alla donna in cinta dell’esempio precedente).

 

Le abitudini, dunque, esercitano un ruolo primario sia al livello delle nostre vite individuali sia al livello dei processi che coinvolgono i nostri consumi.

Se abbiamo intenzione di introdurre un cambiamento nella nostra vita, è importante tenere a mente che le abitudini sono costituite da un processo diviso in tre parti STIMOLO-ROUTINE-RICOMPENSA.

Se non si tiene conto di questa scansione, è altamente probabilmente che ogni cambiamento sia destinato a fallire, nonostante ogni sforzo da parte nostra. Perché un cambiamento diventi effettivo, allora, occorre intervenire al livello della routine, mantenendo inalterata la parte del processo relativa allo stimolo ed alla ricompensa.

Un pensiero su “La logica del pasticciotto: abitudini e cambiamento

  1. buongiorno, difficilissimo modificare e intervenire sulla routine, veramente! anche circa la volontà, credo che a volte si tratti di discernere sino a quanto, esercitare la forza di volontà, sia bene oppure no per l’individuo. circa il consumo, NO CONSUMO (non ci casco)

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